Sinossi
Gli “scampoli” raccolti in questo volume sono piuttosto dei “frammenti” intesi nell’accezione petrarchesca, come scaglie di un complesso organico, come attimi che danno la percezione di cosa sia il tempo. Petrarca è un autore accessibile perché piano ed elegante, ma in realtà è dottissimo senza farne ostentazione, per cui sorprende ogni volta che si scopre una trama di allusioni letterarie dietro a dati presentati in modo dimesso. Ogni “scampolo” è la testimonianza di queste occasionali scoperte, di letture che non cercano il “soprasenso” allegorico, ma il sottofondo erudito di questa scrittura. Una sezione iniziale indica nella “vita solitaria” la matrice di questa familiarità e intimità con i testi antichi. Un’altra sezione e più estesa individua “fonti” specifiche su punti dove non se ne sospetterebbe la presenza. Un altro gruppo riguarda la fortuna di Petrarca, ossia le diverse letture della sua opera date in ambienti e in epoche diverse. Infine un saggio sul mondo “privato” dell’autore che combatte contro le superstizioni ma non si sente del tutto affrancato da queste. Quindi non un libro “organico” nel senso tradizionale, e tuttavia un lavoro unitario in quanto dedicato alla ricostruzione di uno stile di lavoro e ai vari modi di fruirlo.
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